Il giornalista Mario Francese è stato ricordato questa mattina a Palermo con una cerimonia che si è svolta sul luogo dell’agguato, in viale Campania. L’iniziativa, come accade dal 2006, è stata organizzata dal Gruppo cronisti siciliani dell’Unci-Unione cronisti italiani (Gruppo di specializzazione della Fnsi-Assostampa). Alla cerimonia erano presenti i figli del cronista ucciso, Massimo e Giulio (presidente regionale dell’OdG), il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Giuseppe Forlani, il questore Leopoldo Laricchia, il segretario dell’Anm del distretto di Palermo, giudice Giuseppe De Gregorio, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, generale Antonio Quintavalle Cecere, il capocentro della Dia, Filippo Fruttini, il comandante del Gruppo carabinieri di Monreale, tenente colonnello Sebastiano Arena il comandante della polizia municipale Vincenzo Messina, rappresentanti dell’Esercito e della Croce rossa. Per il Gruppo cronisti siciliani erano presenti il presidente Giuseppe Lo Bianco, e Leone Zingales, componente del Consiglio direttivo e organizzatore dell’evento. Presenti all’evento anche il consigliere nazionale dell’Inpgi, Franco Nuccio, il segretario regionale dell’Assostampa, Roberto Ginex, il vice-presidente dell’Ordine dei giornalisti, Salvatore Li Castri, e il direttore del Giornale di Sicilia, Marco Romano. Tra i colleghi che non hanno voluto mancare all’appuntamento anche Felice Cavallaro, inviato del Corriere della Sera, e Salvatore Cusimano dirigente della Rai-Tv.
La cerimonia si è svolta in due momenti per evitare assembramenti. Tutti i partecipanti indossavano le mascherine protettive e hanno osservato le norme sul distanziamento sociale. Il sindaco Leoluca Orlando ha deposto un cuscino di fiori sulla lapide che ricorda l’assassinio. Nella circostanza non sono stati effettuati discorsi ma due momenti di riflessione nell’aiuola dedicata a Francese alla sola presenza dei familiari, del sindaco e del prefetto.
Mario Francese è stato ucciso la sera del 26 gennaio 1979 a colpi di pistola mentre rientrava nella sua abitazione. Per il presidente del Gruppo cronisti siciliani dell’Unci, Giuseppe Lo Bianco, “lo straordinario esempio di Mario Francese, professionista avulso da compiacenze e compromessi, resta un limpidissimo simbolo per i cronisti siciliani e per chiunque voglia fare il giornalista in Sicilia. A 42 anni dal delitto lo ricordiamo non solo per la sua capacità di collegare nomi e fatti, propria di un giornalismo investigativo, coraggioso e solitario, e per la sua inesauribile passione civile per la verità, coltivata anche nei confronti dell’omicidio di un altro collega, Cosimo Cristina, ma soprattutto per la sua inesauribile umanità, diventata parte integrante della sua cifra professionale”.
“Per la prima volta dopo 42 anni – ha osservato Leone Zingales, che 15 anni fa propose al Comune la collocazione di un cippo per commemorare Francese sul luogo dell’omicidio – manca nel giorno dell’anniversario la moglie di Mario Francese, Maria Sagona, mamma di Giulio, Fabio, Massimo e Giuseppe, che ci ha lasciati poco tempo fa. Quasi tutte le commemorazioni l’hanno vista presenziare il 26 gennaio in viale Campania. Ricorderemo sempre questa donna forte, composta, umile, mai sopra le righe, così come ricorderemo sempre Giuseppe Francese, il più piccolo dei figli di Mario e Maria, che ha contribuito con le sue ricerche al lavoro degli inquirenti per fare luce al caso”.
«Parlare di Mario Francese significa parlare della migliore storia del giornalismo in Sicilia. Perché il cronista del Giornale di Sicilia è stato uno dei primi a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e a descrivere l’ascesa al vertice dei corleonesi e le collusioni con i colletti bianchi, pubblicando, con coraggio, nomi e cognomi dei responsabili. Una scelta che ha pagato con la vita. In una giornata come questa rinnovare il ricordo non è uno sterile esercizio di retorica, ma uno stimolo per tutti noi a riflettere a fondo sul ruolo strategico che l’informazione libera deve ricoprire all’interno della società come presidio stabile di legalità e di democrazia».
Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, ricordando il giornalista ucciso dalla mafia la sera del 26 gennaio di 42 anni fa.