“Il linguaggio artistico è un’opportunità e un diritto espressivo di tutti i bambini, anche quelli che non hanno talento. Un bambino a cui viene negata la sua espressività, è un bambino a cui non è concesso di essere se stesso, a cui vengono amputate una serie di opportunità evolutive”. A porre l’accento sull’importanza di consentire a tutti i bambini di esprimersi attraverso l’arte è Paolo Pace, neuropsichiatra infantile e responsabile dell’Unità operativa di Psichiatria infantile dell’Asp di Castelvetrano, relatore del quarto incontro online gratuito che chiude il primo corso per docenti dal titolo ‘Autismo. Un approccio integrato alla complessità del problema nel contesto scolastico’. Il corso è promosso e organizzato dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) ed ha ottenuto circa 40mila visualizzazioni. Un successo in seguito al quale è stato programmato un secondo corso che partirà il 19 febbraio dalle ore 16.30 alle 19.30.
“Le forme di espressione artistica- spiega l’esperto- sono capaci di intercettare le forme vitali e di entrare in sintonia con l’emotività del bambino”. Cosa sono le forme vitali? “Sono l’energia che trova nei modelli percettivo-motori la sua espressione, la vitalità che dà senso alle relazioni”. Le forme vitali sono cinque: movimento, tempo, forza, spazio, intenzione/direzionalità e “si applicano al mondo inanimato che osserviamo, alle relazioni interpersonali e ai prodotti culturali di cui facciamo esperienza. Non esistono le emozioni senza le forme vitali, ma le emozioni- tiene a specificare Pace- non equivalgono alle forme vitali. Il sorridere, ad esempio- chiarisce- senza forme vitali sarebbe solo un segno convenzionale”.
Eppure “queste variabili sono spesso sottovalutate nell’interazione didattica e in quella terapeutica. Nel momento in cui c’è corrispondenza delle forme vitali, c’è una sintonizzazione affettiva. Se non attiviamo questi due meccanismi la nostra interazione col bambino è sovrastrutturata- avverte il neuropsichiatra- Corrispondenza di forme vitali e sintonizzazione affettiva sono alla base delle interazioni con la madre, col docente e anche col terapista/terapeuta”. Così, ad esempio, “la madre che riesce ad attivare la corrispondenza delle forme vitali consente al bambino di rispecchiarsi e di attivare le sue forme vitali, che poi diventano evolutive. Nella relazione con l’insegnante dovrebbe essere fondamentale la sintonizzazione affettiva, solo così si attiverà il piacere, l’interesse per l’apprendimento nel bambino e si potrà chiedergli di imparare”. Nel caso del rapporto col terapeuta, infine, quest’ultimo “deve attivarsi per volontà, per un piacere, per interesse. Il terapeuta deve invece intercettare il bambino lì dove si trova, nella sua tappa emotiva”. Pace ribadisce, dunque, l’importanza di “uno sguardo sintonico nei confronti del bambino, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, per non entrare subito in un determinato metodo, che è una nostra necessità e che potrebbe non essere adeguato a quel bambino”.
Riguardo al metodo e alle cinque forme vitali interviene anche Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie IdO, sottolineando l’importanza di saper “attendere, senza cambiare gli elementi, ma rispettando i tempi del bambino. Non c’è bambino al mondo che non sia in qualche modo attivabile e se non si è attivato vuol dire che noi non ci siamo impegnati abbastanza nell’individuare lo stimolo che lo attivi. Bisogna attendere, a volte tanto”. “Tutti i bambini prima o poi creano uno spunto, uno spazio per entrare in relazione- ribadisce anche Simona d’Errico, logopedista e psicomotricista- Bisogna aspettare e conoscerci reciprocamente col bambino, che deve potersi fidare. È importante il rispetto e la sensazione che non ci siano richieste da parte nostra”.
Sulla funzione delle forme artistiche, in particolare il disegno, per consentire al bambino di “raggiungere una cognizione del mondo attraverso la sua espressività”, Magda Di Renzo tiene a precisare che “può essere molto più espressivo uno scarabocchio rispetto a un disegno più articolato. Abbiamo fatto un esperimento con le nostre mamme- illustra- mostrando loro gli scarabocchi dei loro bambini senza dare alcun tipo di indizio. Affissi a casaccio sulle pareti di una stanza, ogni mamma ha riconosciuto gli scarabocchi del proprio bambino”.
Nel corso dell’incontro, le esperte dell’IdO hanno fornito numerosi spunti ai docenti iscritti al corso per la gestione e l’approccio con i loro alunni con disturbi dello spettro autistico: dall’aspetto alimentare a quello motorio all’utilizzo delle cuffie per ascoltare musica o fiabe raccontate, interagendo al contempo con il terapeuta. Tutte le informazioni sul primo corso e sui nuovi appuntamenti del secondo sono disponibili al link https://www.ortofonologia.it/autismo-corso-di-formazione-gratuito-per-gli-insegnanti/
Istituto di Ortofonologia
Centro di diagnosi e riabilitazione dal 1970, accreditato con il SSN, in tutti questi anni ha visto crescere e differenziarsi le proprie attività nell’ambito dell’età evolutiva con un’attenzione particolare all’aspetto psicologico che è di primaria importanza nel trattamento riabilitativo. L’integrazione fra attività clinica/formazione e attività clinica/ricerca scientifica ha favorito le esperienze di intervento sul territorio. L’IdO si occupa prevalentemente di minori e nello specifico con le seguenti problematiche: disturbi della comunicazione e del linguaggio, balbuzie, disturbi dell’udito, problemi della fonazione, della masticazione e della deglutizione, disturbi di apprendimento, disturbi misti dello sviluppo, disturbi specifici della coordinazione motoria, ritardo mentale, disturbi dello spettro autistico, disturbi del comportamento e della personalità, disturbi della condotta, disturbi delle condotte alimentari, abusi e maltrattamenti. L’Istituto, già sede di corsi di formazione professionale per logopedisti, psicomotricisti, educatori professionali e insegnanti, ha previsto nella costituzione dei programmi formativi l’inserimento dell’intervento psicologico affinché si privilegiasse la relazione interpersonale quale aspetto fondante di ogni situazione di terapia per consentire la presa in carico globale e incentrata sui bisogni del paziente.