In passato ho avuto modo di evidenziare al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nessuna norma della Costituzione (vedasi www.iifs.it o www.oltreoceano.it n1/2013), prevede che parte della rappresentanza del popolo, anche quella eletta in Parlamento, fosse esclusa dal Governo del Paese.

Questo “sporco giochino” ha consentito ai Partiti, con la scusa di costruire maggioranze di almeno il 51%, di imbarcare nei Governi nazionali tutto e il contrario di tutto, anche il peggio.

Ciò è avvenuto, altresì, nella formazione dei Governi regionali e spesso degli Enti Locali.

Oggi ci troviamo dinanzi ad un momento storico in cui si può rimettere in discussione questo improprio modo di governare il Paese, che rende possibile sottrarre alla gestione della cosa pubblica e dalle responsabilità di Governo finanche il  49% della rappresentanza del Paese.

In forza della rappresentanza popolare, tutti i Partiti hanno “il diritto-dovere” di partecipare alla guida dell’Esecutivo del Paese e degli Esecutivi delle Regione e degli altri Enti Locali.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi avrà il merito di avere indicato la via e il coretto modo di governare unitariamente il Paese.

Se attentamente riflettiamo, quello di lasciar fuori dal Governo una parte della rappresentanza e lasciare che questa  tiri sassi e cerchi di danneggiare gli Esecutivi, danneggiando così il Paese, è veramente un modo barbaro e incivile di consentire, di organizzare e tutelare la formazione dei Governi del Paese.

Sono stato collega dopo aver assolto agli obblighi di leva dello stesso corso universitario di Mario Draghi, a Fontanella Borghese all’Università degli Studi di Roma.

Abbiamo avuti i migliori docenti, da Fanfani (da Presidente del Senato ci imponeva lezioni tre volte alla settimana dalle ore 8,00 alle ore 9,00) a Caffè, quest’ultimo ebbe così modo di apprezzare, tra i primi, Mario Draghi.

Completai il quarto anno e gli studi di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Palermo nell’anno 1972, dopo aver scelto e conseguito il posto di lavoro a cui aspiravo ed essere felicemente padre, coniugato.

Posso assicurare che studiare seriamente e con continuità, negli anni 68’ e immediatamente successivi, è stato veramente difficoltoso, tra occupazioni e rivolte studentesche.

Mario Draghi, anche da giovane studente, si è fatto apprezzare per la sua serietà, compostezza, impegno nello studio, modestia e riservatezza. Con altrettanto stile e garbo guiderà l’Italia.

Luciano Luciani