La stagione primaverile è da poco iniziata e già tutto è pervaso da nuova luce.
Ma c’è una primavera che inebria più che in ogni altro luogo: nel Parco delle Madonie, ad esempio.
Attraversando il territorio dei comuni che fanno parte del Parco, soprattutto la zona collinare e montana, si viene rapiti da panorami eccezionali e da una natura rigogliosa.
Le cromie passano dal verde al giallo, al bianco dei ciliegi in fiore all’azzurro cielo che sovrasta ogni cosa.
E’ la primavera dei suoni, dei colori, dei profumi che non ti aspetti, di un ciclo vitale che prende nuova energia e si manifesta agli occhi di chi sa cogliere la bellezza anche nella semplicità di un filo d’erba o di un fiore che ieri non c’era e che oggi splende sotto il sole.
In questi luoghi, che vanno dal territorio di Scillato, a Polizzi Generosa, passando per le Petralie, si viene catturati da scenari bucolici: piccoli ruscelli d’acqua limpida, i greggi al pascolo che sembrano batuffoli bianchi nell’erba verde e rigogliosa, così come le candide nuvole che decorano il cielo verso cui svolazzano gli uccelli, poi una gazza ladra, un gheppio.
E che dire dell’Etna, sua maestà ‘a muntagna, che imbiancata di neve e fumante irrompe nel panorama da qualche punto strategico di osservazione, incorniciato da fiori di mandorlo, nell’attesa di un memorabile tramonto madonita.
“Ed ecco sul tronco si rompono gemme: un verde più nuovo dell’erba che il cuore riposa: il tronco pareva già morto, piegato sul botro. E tutto mi sa di miracolo; e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza che pure stanotte non c’era”.
E’ la poesia “Specchio” di Salvatore Quasimodo che ben descrive la rinascita della natura e di tutto ciò che ci circonda in questa nuova stagione.
La primavera è anche uno stato d’animo che un po’ tutti noi cerchiamo, soprattutto in questo periodo storico: desideriamo una nuova luce che ci dia speranza, abbiamo bisogno di credere che un miracolo sia possibile, e che ciò che sembrava morto durante l’inverno della vita possa riprendere forma ed energia.
Articolo e foto di: Teresa Molinaro