Tea Ranno, siciliana d’origine pubblica per Mondadori un libro dal titolo particolare e trascinatore “l’amurusanza”.
Il titolo stesso, dal sapore antico, ci incuriosisce ed effettivamente ci trasporta in un mondo intimo, tutto siciliano dove le vere protagoniste questa volta sono le donne, le “fimmine” siciliane capaci quando vogliono di ribellarsi ad un sistema troppo maschilista, dominato da una logica di potere e di dominio atavico che ha sempre visto le donne in uno stato subalterno.


I fatti si svolgono in un piccolo paesino siciliano, le dinamiche ruotano intorno alla figura di una donna Agata, tabacchera, donna bella e desiderata da molti, che alla precoce morte del marito Costanzo, si ritrova sola a dovere affrontare la gestione del negozio e del malaffare del sindaco del luogo e della sua cricca, che da tempo ha messo gli occhi sul terreno di Costanzo “la saracina” coltivata con amore, ad arance e limoni , vuole espropiarlo per costruirci dell’altro.
Rimasta sola Agata, ricorda per certi versi “Malena”, avrà gli occhi addosso di tutti, è dopo un primo momento di abbandono e dolore per la perdita dell’uomo che amava , si rimboccherà le maniche e cercherà da sola di portare avanti l’attività e i suoi propositi di libertà, coadiuvata però rispetto a Malena da altre donne che si mostreranno solidali e creeranno una vera e propria forza verso il cambiamento di modi di vivere e pensare del luogo.
Vedova giovane, gli uomini se la spolpavano con gli occhi , le mogli invece tremavano perchè la vedovanza secondo loro poteva significare libera disposizione di sé, del proprio corpo e del proprio letto, propensione a giochi capaci di “straviare” la mente dei maschi, di qualunque estrazione sociale ed età.
Agata non era affatto la donna dipinta dalle altre compaesane, era stata innamorata del suo Costanzo, il loro era un’amore vero, di carne e anima che si fondevano con gioia.


La morte del marito, causa infarto per i tanti dispiaceri avuti per le malecondotte del sindaco la resero come i leoni quando sono feriti, gli occhi feroci , il dolore le mozzicava il cuore,questo era l’unica sensazione che provava, ogni tanto pensava che Costanzo le parlasse e le suggerisse cosa fare e chi essere e nella mente si sentiva dire:”fimmina cazzuta devi diventare”, cosi dopo il primo periodo dei morsi al cuore decise che doveva prepararsi alla guerra e per combattere, doveva industriarsi perchè la sua carne fosse composta di chiodi, scaglie di vetro e tritolo da scagliare contro il nemico che aveva un nome “occhi Janchi” il sindaco, che dovrebbe rappresentare la legalità ed invece impasta male affari con carte che fetono di mafia.
Alla sua storia di coraggio si affianca ed intreccia anche la storia di altre donne che trovano anche loro il coraggio di ribellarsi ad una vita di sudditanza, verso uomini che si sono rivelati superbi e incapaci d’amore, costringendo dunque queste donne poi ad andare via.
Amurusanza, è la parola d’ordine contro qualunque forma di soppruso, Agata e le altre donne protagoniste del libro insegneranno ai concittadini quanto importante e rivoluzionario possa essere la gentilezza e la forza della poesia nelle cose, poesia intesa non solo come parole, ma modo di vivere.
Un libro leggero, ma nello stesso stesso tempo carico di grandi momenti di riflessione, ne esce fuori la descrizione di una donna siciliana diversa da quella che di solito viene descritta succube, remissiva, accondiscendente alla volontà dei loro compagni, qui c’è una donna diversa, forte coraggiosa, capace di dire di no.
Accanto ad uomini impastati di cattiveria e violenza però ci sono anche uomini che si distinguono nell’intera vicenda, sono uomini di cultura, che usano il buon senso e l’etica, il rispetto .
Qui le donne provano a parlare un linguaggio nuovo fatto appunto di amurusanza, un linguaggio gentile che “squaglia il gelo ed apre la bellezza della luce che si apre alle cose profumando di dignità”, la solidarietà è la parola chiave in questo libro, leggerlo fa bene, ci ricorda l’importanza della coesione.”