Un articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia di oggi ha messo in subbuglio il comparto forestale, in particolar modo il settore de lavoratori che vedono essere coinvolti in situazioni tutti da verificare, trovando le giuste analogie veritiere o meno. Parliamo del fattore degli incendi boschivi che vengono imputate ai lavoratori che volontariamente appiccano il fuoco volontariamente per veder “smuovere le acque” e iniziare l’attività lavorativa.

Una delle cause della distruzione  delle foreste sono i forestali stagionali,– questo dice il report di un capitolo di 214 pagine stilato dalla Regione Sicilia e firmato dal dirigente generale del Corpo Forestale Giovanni Salerno e dal capo del servizio antincendio dell’assessorato Territorio e ambiente Rosario Napoli, sullo stato della campagna antincendio chiamato “l’industria del fuoco”. Un titolo che non riflette le reali situazioni di fatto, in un fascicolo in cui si colpevolizzano alcuni casi in flagranza di alcuni  operai arrestati nella riserva naturale Serra di Ciminna e sui Nebrodi. Colpevolizzare tutto il sistema o gettare fango su un’intera categoria di lavoratori non può essere una soluzione risolutiva o veritiera ad una questione mediatica che ne ha sempre fatto un cavallo di battaglia per tanti. Le motivazioni non hanno un nesso logico perché dall’incendio, il lavoratore non né trae nessun vantaggio anzi, ne penalizza la sua presenza in loco per almeno cinque anni, in virtù di un sistema di rigenerazione  lavorativa  non immediato

Dunque, relazioni,statistiche,report e quant’altro devono sempre essere citate con le dovute cautele, dettando le giuste motivazione e verità, non dando titoloni che mettono un’evidenza distorta di una realtà che non combacia con il lavoro di tanti che vivono di lavoro forestale. Purtroppo questo è uno dei casi al contrario de”non tutti i mali vengono per nuocere”, ove da ciò sarà dato clamore e gettato un’ulteriore fuoco ad un incendio che i lavoratori non intendono accendere.